La mammella tuberosa è una malformazione minore del seno la cui definizione è stata coniata da Rees e Aston nel 1976.
E’ caratterizzata da un’ipoplasia di uno o più quadranti del seno, associata ad un solco sotto-mammario più alto della norma e ad un’areola di dimensioni aumentate.
Sviluppo della mammella tuberosa
La ghiandola mammaria è avvolta da una pseudocapsula, che la separa dal tessuto adiposo sottocutaneo e dallo strato superficiale della fascia superficialis. L’areola rappresenta l’unico punto in cui la fascia superficialis non è rappresentata per poter permettere ai dotti di sboccare nel capezzolo.
Nella mammella tuberosa la fascia superficialis aderisce fortemente al derma nella parte inferiore del seno, determinando due fenomeni: la formazione di un ‘ anello costrittore ‘ ( costricting ring ) al di sotto dell’areola e l’erniazione della ghiandola mammaria attraverso il complesso areola capezzolo durante il suo sviluppo .
Classificazione e tecniche chirurgiche
Il seno tuberoso viene classificato in tre sottotipi.
TIPO I
Il quadrante infero-interno è poco rappresentato ( ipoplasico ) e ha una forma di S italica, mentre il quadrante infero-esterno è relativamente iperplasico ( di volume aumentato ). Il complesso areola-capezzolo punta inferiormente.
Si corregge con una plastica mammaria a peduncolo superiore. Il difetto al quadrante infero-interno viene riempito con un lembo ghiandolare prelevato dal quadrante infero-esterno.
TIPO II
I quadranti inferiori sono simmetricamente ipoplasici, il capezzolo punta inferiormente e la distanza areola-solco sottomammario è corta.
Si corregge con una bipartizione posteriore della ghiandola ( Tecnica di Pucket ) e contemporaneo impianto di protesi mammaria se il volume del seno è insufficiente.
Oppure con una bipartizione anteriore ( Tecnica di Ribeiro ) e riempimento dei quadranti inferiori con lembi ghiandolari se il seno è di buon volume.
TIPO III
Tutto il seno e ipoplasico e la base del seno è ristretta in tutte le direzioni.
Il capezzolo punta inferiormente e la distanza areola-solco sottomammario è corta.
Ci sono due alternative: il posizionamento di espansori mammari con accesso dal neo-solco sottomammario.
Oppure la tecnica di Pucket con protesi e contemporaneo abbassamento del solco inframammario.
In questi casi il contemporaneo utilizzo di lipofilling può integrare la protesi mammaria, migliorando la forma del seno e permettendo di utilizzare impianti a volume inferiore.
Conclusioni
Nel seno tuberoso non esiste quindi un deficit di cute ai quadranti inferiori, ma è la fascia superficialis che aderendo al tessuto adiposo sottocutaneo impedisce il normale sviluppo della ghiandola mammaria.
Finchè non viene aperto il ‘ costricting ring ‘ ai quadranti inferiori il seno rimarrà tuberoso, indipendentemente dalla tecnica di mastoplastica additiva utilizzata.
Bibliografia
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